Espressioni orali e linguistiche
La trama nascosta
Il gergo dei cardatori di Cerqueto
Al tramonto del mestiere di cardatore (o scardassatore) della lana è sopravvissuto il gergo, chiamato “trignino” (trëgninë nella variante dialettale locale) a Cerqueto (“tregnéla” o “trignano” nella confinante Pietracamela; “càrpene” a Fara San Martino, in provincia di Chieti), elaborato negli anni e nei chilometri da schiere di lavoratori itineranti che, con la loro arte di cardare, raggiungevano altre aree interne, regioni confinanti e altre più distanti. Spesso in due, sempre e solo uomini, i cardalana di Cerqueto portavano con sé gli arnesi del mestiere, due tavole di legno sovrapponibili – la superiore pesava una decina di chili ed era provvista di chiodi e di due manici – e un linguaggio del tutto oscuro a chi non fosse della cerchia. Oggi il gergo è patrimonio culturale e marca identitaria della comunità cerquetana, e la sua oscurità ne accende la memoria.
“…per non far capire ai padroni, dove andavano a fare la lana, parlando così, magari, dovevano dire una cosa… non bella… loro la dicevano e quelli non sapevano che avevano detto. Perché se doveva dire che una donna era bella, diceva che era ‘dishticco’; se era brutta, era ‘ledia’… capito? Poi, pure nel mangiare, se facevano i fagioli erano i ‘paghani’, dipende da quello che dovevano dire… io, se la sento, so che vuol dire, però non la so parlare”.
Rosina Pisciaroli, 29 dicembre 2012
Il mestiere del cardatore (o scardassatore) della lana ha per lungo tempo contribuito a strutturare la configurazione socioeconomica di almeno tre centri in Abruzzo: Pietracamela (Teramo), Cerqueto di Fano Adriano (Teramo) e Fara San Martino (Chieti). Attività certamente antica, si sviluppava in un raggio d’azione piuttosto ampio: da un’inchiesta di Ernesto Giammarco edita nel 1964, risulta che i cardalana cerquetani frequentavano soprattutto le Marche, il Molise e i paesi della provincia de L’Aquila e di Chieti, senza incontrare mai i cardalana pretaroli. Nel corso di questi spostamenti i cardatori hanno messo a punto e praticato un gergo di mestiere, il “trignino” o trëgninë (nome accostabile al glottonimo “trignano”, “tregnéla”, riferito al gergo dei cardalana di Pietracamela, a sua volta riferibile al bosco di Trignale o, in modo più iconico, all’idea di intreccio, trama – il cardalana cerquetano è chiamato in gergo “tramatore”, tramato’).
Sempre nel 1964, Don Nicola Jobbi ha registrato una conversazione in cui alcuni cardatori improvvisano una discussione su come si debba fare il lavoro di cardatura in una casa in cui i padroni non sembrano trattarli bene. Come tutti i gerghi legati a mestieri itineranti, esso possedeva una funzione essenzialmente criptolalica, finalizzata cioè a rendere del tutto incomprensibili le conversazioni tra i cardatori alle orecchie dei committenti. Non bisogna però credere che quello dei cardatori fosse un mestiere esclusivamente itinerante. Da alcune testimonianze raccolte di recente, sappiamo infatti come i cardalana cerquetani esercitassero tutto l’anno, anche restando sul posto. Si verificava infatti anche il movimento inverso, come ci è stato di recente raccontato da un’anziana informatrice di Cerchiara (87 anni) la quale in giovinezza, dopo una mezza giornata di cammino, dal suo paese saliva sul costone del Gran Sasso e poi scendeva su Cerqueto con un carico di lana grezza da fare cardare.
Nonostante questo mestiere sia tramontato ormai da diversi decenni, il suo gergo, pur eroso e in parte trasformato (in particolare a livello di pronuncia), resta un patrimonio culturale di tutta la comunità (uomini e donne), finendo per confluire nel repertorio linguistico locale.
Conversazione in gergo trignino
Cerqueto di Fano Adriano (TE), bottega di Domenica Di Cesare e Antonio Mastrodascio, 1964. Registrazione di Don Nicola Jobbi, Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun | CDE Bellinzona, Fondo Leydi.
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La trama nascosta
Leydi e il gergo dei cardalana
Foto di Alberto Negrin,
Cerqueto di Fano Adriano (TE), 30 dicembre 1966,
per gentile concessione Archivio Sonoro Abruzzo.


La trama nascosta
La chiave della trama nascosta
Estratto da Ernesto Giammarco (1964), “I gerghi di mestiere in Abruzzo”, Abruzzo. Rivista dell’Istituto di studi abruzzesi, II, 2, Roma: Edizioni dell’Ateneo.


La trama nascosta
Lo scardasso cerquetano
Fotogramma da “Uomini e cose” di Libero Bizzarri,
Cerqueto di Fano Adriano (TE), autunno 1965,
Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.


La trama nascosta
Cardatore
Fotogramma da “Uomini e cose” di Libero Bizzarri,
Cerqueto di Fano Adriano (TE), autunno 1965,
Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.


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I ricordi di Rosina
Foto di Silvia Pallini,
Cerqueto di Fano Adriano (TE), 29 dicembre 2012,
Archivio Centro Studi Sociolingua.
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Il gergo dei cardatori di Cerqueto
Cerqueto di Fano Adriano, 29 dicembre 2012. Riprese di Silvia Pallini, Archivio Centro Studi Sociolingua.
Trasmissione e salvaguardia
La prima raccolta a noi nota dei termini gergali del trignino è quella realizzata da Ernesto Giammarco, ed edita nel 1964 in Abruzzo. Rivista dell’Istituto di studi abruzzesi. Nel suo articolo, Giammarco raccoglie centotredici voci, ciascuna delle quali accompagnata dalla traduzione, fornite in particolare da tre informatori: Francesco Mastrodascio, Rocco Moretti e Luigi Ruscio, i quali avevano all’epoca rispettivamente 71, 85 e 85 anni.
Il gergo non è quindi più, da tempo, ermetico e, del resto, il mestiere che l’ha prodotto o comunque utilizzato è definitivamente tramontato da oltre settant’anni. Tuttavia, sia a Cerqueto sia a Pietracamela, diverse sono le testimonianze contemporanee dell’antico mestiere ed è dato riscontrare un uso talvolta “ludico” del gergo da parte di alcuni cerquetani. Cinquant’anni dopo l’inchiesta di Giammarco, sia in occasione di alcune interviste realizzate a Pietracamela nel 2013, sia in occasione dell’edizione del CD sonoro Abruzzo 6 a cura di Gianfranco Spitilli (Spitilli 2014), che raccoglie diversi materiali d’archivio, in particolare dell’archivio di Don Nicola Jobbi, abbiamo potuto apprezzare la conoscenza ancora diffusa di tale gergo presso la popolazione pretarola e cerquetana, gergo divenuto nel tempo patrimonio comune all’insieme dei portatori della memoria locale, non solo gli uomini ma anche le donne.
Verosimilmente, al rientro dalle loro itineranze, i cardatori narravano in paese le loro avventure e quindi l’intera comunità finì per appropriarsi di tale retaggio linguistico-narrativo-memoriale. Nostre missioni di ricerca a Cerqueto dal 2012 al 2017 hanno consentito di verificare e ampliare i corpora lessicali raccolti, di misurarne l’evoluzione e, soprattutto, di valutare una certa vitalità del trignino malgrado il venir meno delle ragioni storiche che ne erano state all’origine.