Arti e spettacolo

Laccio d’amore

Il ballo del palo intrecciato a Penna Sant’Andrea

Nel piccolo paese di Penna Sant’Andrea, adagiato sopra un erto colle della Media Valle del Vomano, a metà strada tra l’Adriatico e la catena del Gran Sasso, sopravvive un antico ballo tra i più arcaici della regione: il ballo del laccio d’amore. Si svolge tutto attorno a un palo, simulacro dell’albero e del rapporto con il mondo vegetale; i nastri colorati, segno tangibile della sovrabbondanza cromatica primaverile, della connessione indissolubile dell’uomo con la natura da cui dipende, si intrecciano e si sciolgono come si intreccia e si scioglie il patto d’amore, celebrato dalla danza circolare e consacrato dall’incatenamento dei lacci quando una coppia si sposa e promette di rinnovare ogni giorno la propria unione.

“Si faceva a carnevale, io e mio fratello andavamo vestiti da donna, avevamo i cappelli e gli stivali con i fiocchi. Quando poi è stato formato il gruppo i primi anni andavamo nei paesi vicini, poi s’è cominciato ad andare lontano”.
Francesco Serrani, 1987

Come si evince dagli approfonditi studi dell’etnocoreologo Giuseppe M. Gala, la danza dei nastri è un modulo coreutico diffuso in tutto il continente europeo, riscontrato anche in alcune zone dell’Africa settentrionale (Marocco e Algeria), nel Bengala occidentale e in buona parte dell’America Latina (Messico, Guatemala, Venezuela, Perù e Bolivia). In Europa la danza dei nastri è attestata in Provenza con il nome di danse des cordelles, mentre in Borgogna, presso Mâcon, era in uso un ballo analogo chiamato danse de rubans; la stessa danza era diffusa in Belgio, in Svezia, in Inghilterra, in Russia e in Spagna ma le testimonianze più numerose riguardano l’area tedesca, dove è ancora praticata in una vasta zona della Baviera con il nome di Bandltanz.

In Italia la danza dei nastri è presente nell’area campana nel periodo carnevalesco (‘ndrezzatapalintrezzolaccio d’amore), a Petralia Sottana in provincia di Palermo (ballo della cordella), in Piemonte (bal do sabre); infine, unico caso in Abruzzo oltre a quello di Penna Sant’Andrea, il ballo del palo intrecciato sopravvive a Castiglione Messer Marino come rito carnevalesco itinerante (ballo della sposa).

La straordinaria estensione geografica del ballo rafforza l’ipotesi della sua antichità; alcuni studi collegano l’intreccio coreutico dei nastri alle danze arboree praticate in relazione al culto degli alberi, di derivazione neolitica e basato sull’evocazione della forza vitale e della fecondità. Che il ballo abbia delle funzioni propiziatorie è testimoniato dall’uso che ancora oggi ne viene fatto a Penna Sant’Andrea, dove l’intreccio dei lacci colorati è spesso eseguito in occasione di matrimoni come augurio per la coppia di sposi.

Le ipotesi sulle origini del ballo a Penna Sant’Andrea sono controverse: potrebbe essere stato introdotto da alcuni muratori lombardi che nel periodo rinascimentale lavorarono al restauro della locale chiesa di Santa Maria del Soccorso, o introdotto dagli spagnoli e così diffuso anche in altre zone del Regno di Napoli. È anche possibile che tali influenze si siano innestate sul solco di una tradizione locale, arricchendola di elementi nuovi.

Il ballo è caratterizzato dall’intreccio attorno a un palo di ventiquattro nastri colorati tenuti da dodici coppie di ballerini, e da una serie differenziata di intrecci e di esecuzioni di danza, codificati nel corso del Novecento dal gruppo folkloristico del “Laccio d’amore”: la zenna cupertë, danza processionale di trasferimento, usata in passato per gli spostamenti da una contrada all’altra e divisa in due fasi, la processione e la galleria; la saldarellë, eseguita in coppia e inserita in un contesto formale di simulazione del corteggiamento; lu trallallerë, accentuazione del corteggiamento al ritmo di quadriglia; la polchë, con uomini e donne che girano in direzioni opposte, dandosi in alternanza la mano destra e la mano sinistra a ogni incontro con un differente ballerino; il ballo del laccio vero e proprio, contrassegnato da cinque tipi di intrecci differenti e di diverso grado di complessità, eseguiti a ritmo di saltarella (il palo semplice, il palo a coppie, il palo a quattro, il palo doppio e le treccette), guidati da comandi in dialetto e  accompagnati dall’organetto a due bassi (ddu bottë), dalla fisarmonica, dal tamburello (ciuciombrë), dalla chitarra e dal tamburo a frizione (battafochë).

“Lu trallallerë”

Davide Baiocco, organetto a due bassi.
Penna Sant’Andrea (TE), 4 agosto 2001. Registrazione di Gianfranco Spitilli, Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.

Ascolta il brano

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Laccio d’amore
Il “Laccio” antico
Il gruppo folkloristico del “Laccio d’amore” intorno agli anni Trenta del Novecento, accompagnato dalla fisarmonica.

Cartolina d’epoca,
Penna Sant’Andrea (TE), 1930 ca.,
Archivio Associazione “Laccio d’amore”.
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Laccio d’amore
A Teramo
Il gruppo folkloristico del “Laccio d’amore” esegue in forma itinerante la cosiddetta “zenna cupertë” per il Corso San Giorgio.

Foto d’epoca,
Teramo, 28 giugno 1960,
Archivio Famiglia Albi.
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Laccio d’amore
Intreccio
Il “Laccio d’amore” esegue un intreccio sull’aia.

Foto di Cesare Baiocco,
Villa Vomano (TE), 1990,
Archivio Cesare Baiocco.
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Laccio d’amore
La “zenna cupertë”
Esecuzione della “zenna cupertë”, danza processionale di trasferimento utilizzata in genere per l’apertura del ballo.

Foto di Cesare Baiocco,
Penna Sant’Andrea (TE), luglio 2015,
Archivio Cesare Baiocco.
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Laccio d’amore
In trasferta
Il “Laccio d’amore” esegue un intreccio in strada in un festival di folklore.

Foto di Cesare Baiocco,
Sanremo (IM), gennaio 2005,
Archivio Cesare Baiocco.

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La danza dei nastri

Momenti di intreccio dei nastri durante un’esibizione del “Laccio d’amore”.
Roseto degli Abruzzi (TE), 4 agosto 2012. Riprese di Cesare Baiocco, Archivio Associazione “Laccio d’amore”.

Trasmissione e salvaguardia

Praticato in passato come rito carnevalesco il ballo del laccio d’amore è divenuto con il tempo patrimonio esclusivo dell’omonimo gruppo folkloristico, costituito a più riprese a partire dai primi anni del Novecento e consolidatosi nei decenni successivi con la partecipazione a importanti eventi, tra i quali il matrimonio del principe Umberto di Savoia a Roma nel 1930.

In seguito, con le numerose esibizioni in contesti nazionali e internazionali, il “Laccio d’amore” si è affermato come uno dei principali gruppi folkloristici italiani; nel 2005, su richiesta di Cesare Baiocco e sulla base della documentazione che attestava la plurisecolare presenza del ballo a Penna Sant’Andrea, l’amministrazione regionale ha riconosciuto il “Laccio d’amore” patrimonio indisponibile della Regione Abruzzo. Nel solco di questo processo di affermazione e valorizzazione è da considerarsi l’impegno che l’Associazione “Laccio d’amore” e la Pro-loco di Penna Sant’Andrea hanno profuso a partire dalla metà degli anni Settanta del Novecento nell’ideazione e nell’organizzazione annuale dell’Incontro di Folklore Internazionale, consolidando nel tempo un’intuizione di Cesare Baiocco e del compianto sindaco Antonio Fabri.

Le ricerche dell’etnocoreologo Giuseppe M. Gala mostrano come il ballo del laccio abbia perduto nel corso del secolo passato alcuni elementi appartenenti alla forma rituale originaria e affievolito via via quelli vincolati all’espressione coreutica tipicamente contadina, innestando la danza in un contesto coreografico prevalentemente rivolto a una dimensione legata al palcoscenico e alla rappresentazione.

Il ballo si è tuttavia arricchito di nuove figurazioni e la sua pratica costante, particolarmente sentita da tutte le generazioni, ha avuto il grande merito di favorire la trasmissione ininterrotta delle principali tradizioni etnocoreutiche ed etnomusicali del paese, divenendo inoltre occasione continua di rafforzamento di una dimensione sociale intergenerazionale, di condivisione e confronto con un panorama nazionale e internazionale di rapporti e scambi culturali. Questo fenomeno di rilevante continuità delle prassi esecutive ha riguardato non soltanto i repertori legati al ballo (saltarella, polca, quadriglia, intrecci) ma anche la pratica strettamente musicale – come evidenziato dalle pubblicazioni dello stesso Gala –, grazie alla presenza di importanti costruttori e suonatori di organetto a due bassi originari di Penna Sant’Andrea o ingaggiati appositamente per accompagnare il gruppo folkloristico, tra i quali si ricordano Loreto Della Noce, fondatore dell’omonima casa costruttrice, suo figlio Giuseppe Della Noce, Fanciullo Rapacchietta e Basilio D’Amico, tra i più importanti suonatori di ddu bottë della provincia teramana e dell’intera regione.

Allo stesso Gala, infine, è da ascrivere l’ideazione della scuola itinerante di ballo “Estadanza”, tenutasi in numerose occasioni estive a Penna Sant’Andrea anche a sostegno di un approfondimento delle danze locali, così come è da segnalare l’instancabile attività didattica che il “Laccio d’amore” rivolge alle giovani generazioni per l’inserimento di nuovi componenti nel gruppo e la garanzia di una sua continuazione futura.

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