Rites et pratiques sociales

Les flammes du Saint

Le feu de Saint Antoine abbé à Tossicia

Tronco su tronco, con gesti ereditati dagli anziani, prende forma a Tossicia la piramide di Sant’Antonio abate. Gli uomini si muovono con perizia e agilità, innalzando verso il cielo la struttura di ora in ora, fino a raggiungere quasi l’altezza della vicina chiesa, dedicata al santo del fuoco e degli animali domestici. Quando la grande catasta inizia a bruciare, dopo il tramonto, tutta la comunità è raccolta ai suoi piedi, si scalda al chiarore delle fiamme e la osserva mentre lentamente si consuma, la sera della festa e i giorni seguenti. È un’azione devozionale che persiste e rinsalda l’alleanza fra le persone, nel segno di un santo alleato dei contadini, difensore dalle insidie della miseria e dei rigidi inverni del passato.

“Sant’Antonio era un vecchione, lo portava il bastone / il diavolo a poco a poco, glielo butta giù nel fuoco. Sant’Antonio appena nato se n’è accorto che fu ingannato / ingannato dal demonio, viva Dio e Sant’Antonio”.
Ida Taraschi, dicembre 2001

Lintroduzione in Italia del culto di Sant’Antonio abate – nato a Koma in Egitto nel 251 e morto ultracentenario nel 356 dopo una vita di rigoroso ascetismo trascorsa in gran parte nel deserto egiziano – è in connessione con il diffondersi del monachesimo dal IV secolo, mentre la sua caratterizzazione all’interno del mondo contadino si deve agli Antoniani (1297), per l’opera di cura prestata contro l’ergotismo o herpes zoster, detto anche “fuoco di Sant’Antonio”, attraverso l’uso del grasso di maiale, considerato un potente antidolorifico, antinfiammatorio e disinfettante.

La devozione verso il santo, riconfigurata nell’ambito del cattolicesimo rurale, ne celebra i particolari attributi il 17 gennaio, veicolando una duplice protezione rituale: degli animali domestici (soprattutto del maiale) e contro le malattie (la peste, lo scorbuto e, appunto, l’herpes zoster). Nell’area del Gran Sasso e dei Monti della Laga sono attestate diverse forme cerimoniali, dalla questua cantata all’interpretazione di sacre rappresentazioni, dall’accensione di fuochi alla benedizione degli animali sul sagrato delle chiese.

A Tossicia, antica capitale della Valle Siciliana, la comunità maschile del paese si raccoglie attorno alla preparazione di una imponente catasta di legna. Di forma piramidale, cava al centro per accogliere materiale combustibile, è realizzata con una successione di tronchi di notevole dimensione, incastrati fra loro mediante una tecnica di intaglio che permette l’elevazione della struttura anche oltre i nove metri di altezza. Attentamente analizzata da Annunziata Taraschi nelle sue ricerche etnografiche di lungo periodo, la catasta di Tossicia, costruita presso la piazza antistante la chiesa di Sant’Antonio abate, presenta una storia articolata dalla quale si evince che la sua forma attuale è la persistenza di una serie di fuochi, accesi in passato anche in forma competitiva nei vari rioni del paese. La raccolta avviene nelle settimane che precedono la festa, nei boschi attorno al paese, mentre nei decenni precedenti era procurata tramite una questua presso le case del proprio quartiere.

Al termine dell’elevazione, il parroco benedice la catasta mentre si procede all’accensione. Secondo una consolidata tradizione orale il santo, signore del fuoco, lo rubò all’Inferno per donarlo agli uomini; nelle valli del Gran Sasso si dice che Sant’Antonio abate vecchierello portasse il fuoco sotto al mantello per riscaldare Gesù, da poco nato.

Allumage et bénédiction du feu

Don Christoforo Yagusindaduripragasam, voix ; applaudissement, crépitements.
Tossicia (TE), 27 janvier 2018. Enregistrement de Marta Iannetti, Archives Centre d’Etudes Don Nicola Jobbi/Bambun.

éucotez le morceau

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Les flammes du Saint
Les emblèmes du saint
Détail du cochon en bas-relief gravé au bas du portail du XVème siècle de l’église de Saint Antoine abbé.

Photo de Stefano Saverioni, Tossicia (TE), 27 janvier 2017, Archives Centre d’Etudes Don Nicola Jobbi/Bambun.
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Les flammes du Saint
Église et construction de la pile en bois
Phase de construction de la pyramide dans la place en face de l’église de Saint Antoine abbé.

Photo de Stefano Saverioni, Tossicia (TE), 27 janvier 2018, Archives Centre d’Etudes Don Nicola Jobbi/Bambun.
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Les flammes du Saint
La pile et le rameau
Les phases finales de l’édification de la pile en bois et l’apposition d’un rameau sur le sommet, à la fin d’une longue journée.

Photo de Stefano Saverioni, Tossicia (TE), 27 janvier 2018, Archives Centre d’Etudes Don Nicola Jobbi/Bambun.
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Les flammes du Saint
L’équipe
Le groupe des constructeurs de la pile en bois en pose après la fin du travail.

Photo de Stefano Saverioni, Tossicia (TE), 27 janvier 2018, Archives Centre d’Etudes Don Nicola Jobbi/Bambun.
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Les flammes du Saint
Le feu
La grande pile pyramidale en bois brûle et éclaire la place de l’église.

Photo de Stefano Saverioni, Tossicia (TE), 27 janvier 2018, Archives Centre d’Etudes Don Nicola Jobbi/Bambun.

REGARDEZ LA VIDÉO

La construction de la pile

L’élévation de la partie finale de la pile avant l’allumage du feu.
Tossicia (TE), 27 janvier 2018. Tournage de Stefano Saverioni, Archives Centre d’Etudes Don Nicola Jobbi/Bambun.

Transmission et sauvegarde

Il fuoco di Tossicia è organizzato da diversi anni dall’Associazione Toxicum, gestita da un gruppo di persone del paese impegnato anche nella difficoltosa raccolta della legna nei boschi circostanti; un’attività che impegna numerose giornate, ricavate nel tempo lasciato libero dagli impegni lavorativi. Come segnalato da Annunziata Taraschi, la preparazione e accensione della catasta era parte di un più articolato insieme rituale che comprendeva l’allestimento di altri fuochi nei vari rioni del paese, la processione del santo e la benedizione degli animali sul sagrato della chiesa.

Le tecniche di costruzione della catasta, sebbene in una forma numericamente rimaneggiata a causa della progressiva diminuzione di abitanti, continuano a trasmettersi alle giovani generazioni, intensamente coinvolte nella gestione di tutto l’impianto rituale. La raccolta e la preparazione della pira sono anche occasioni di rinsaldare rapporti sociali e di trascorrere assieme giornate di condivisione e di collaborazione, nel segno di una continuità di pratica con il passato e con la storia della comunità.

Attualmente la festa è celebrata il 17 gennaio o, sempre più frequentemente, nei fine settimana adiacenti per favorire la partecipazione di più persone, sia nell’ambito della gestione che in quello della fruizione finale. Il momento dell’accensione è seguito talvolta dalla vendita e distribuzione di alimenti, e dalla partecipazione di formazioni di suonatori che allietano la parte conclusiva della serata, mentre il fuoco brucia la piramide di legna sapientemente edificata.

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