Annunziata Taraschi
“E tu apre ’ssi cascittë – e tu pijë ’ssi cellittë – e tu apre ’ssu cascionë – e tu pijë ’ssi dice ovë” ( “E tu apri quei cassetti, e tu prendi quegli uccelletti, e tu apri quel cassone, e tu prendi quelle dieci uova”), intona il gruppo dei cantori accogliendo i doni offerti durante il giro di questua che si svolge alcuni giorni prima del 17 gennaio a Tossicia. Insieme a buon bicchiere di vino li cellittë, dolcetti in pasta secca ripieni di marmellata d’uva, rappresentano l’offerta principale data in dono alle squadre di cantori e musicanti che girano di casa in casa per la questua in onore del “Signore degli animali”. Cantori e musicanti a cui ci affiancheremo nel giro di questua per raccogliere i fondi e la legna necessari alla riuscita del momento culminante del rituale legato al culto di Sant’Antonio: la preparazione della catasta di legna e l’accensione del fuoco
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A partire dalla prima giornata avremo a che fare con gli aspetti di storica gestione maschile della questua, dove percorreremo gli itinerari domestici e intimi delle famiglie paesane in un’atmosfera festante e benedicente. Faremo un tuffo nelle celebrazioni in onore di Sant’Antonio abate con la guida dall’antropologa Annunziata Taraschi, membro della comunità e studiosa che ha scrupolosamente analizzato il complesso mondo che gravita attorno a Sant’Antonio a Tossicia e nella Valle Siciliana.
La seconda giornata sarà dedicata alla preparazione de li cellittë, i dolcetti rituali dalla forma di uccellini, simbolo “gastronomico” di questa festività: li scopriremo a casa della signora Alida, che insieme alle sue amiche ci introdurrà nel mondo femminile delle arti dolciarie e ci svelerà le rispettive ricette.
Il tutto culminerà nel terzo momento: la costruzione della catasta di legna, il sabato successivo al 17 gennaio. Il gruppo dei “fuochisti” si affida alla guida di Mario che, con sapiente maestria acquisita in decenni di partecipazione diretta al rituale, avvia e coordina la costruzione della colossale catasta di legna dedicata al santo del fuoco e degli animali domestici.
La benedizione del falò da parte del parroco dà ufficialmente avvio alla serata di festa.
L’esperienza di accoglienza offerta si propone di far entrare i partecipanti in contatto profondo con il complesso processo di avvicinamento alla festa di Sant’Antonio abate e di preparazione del fuoco rituale, prendendo inoltre parte alla rivitalizzazione di alcuni aspetti della pratica caduti in disuso, come la raccolta della legna casa per casa che da diversi decenni era stata abbandonata.









INFO E PRENOTAZIONI
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Annunziata Taraschi
Si laurea in Antropologia all’Università di Urbino “Carlo Bo”, con una ricerca sul culto di Sant’Antonio Abate nel versante orientale del Gran Sasso, confluita poi in una pubblicazione monografica dal titolo “Sant’Antonio Abate: il fuoco gli animali i canti” (2009).
Ha collaborato con numerosi istituti di ricerca e università, curato pubblicazioni e allestimenti museali. Ha svolto ricerca sulla cultura materiale della Valle Siciliana per il Museo di Tossicia, Artigianato Arte Comunicazione. I temi trattati sono stati: artigianato del rame, del legno, tessitura e cucina popolare, svolgendo ricerca nei comuni di Tossicia, Colledara, Castelli, Isola del Gran Sasso e Montorio al Vomano. Alcuni risultati sono confluiti nel libro “L’antica cucina teramana”, pubblicato nel 2003. Per lo stesso Museo sta svolgendo uno studio sulla memoria orale di Tossicia, recuperata attraverso le foto familiari e interviste agli abitanti del Comune.
Per la Sextantio Ospitalità Diffusa, in un contesto di sviluppo turistico basato sulla tutela del patrimonio minore, si occupa del recupero del dato antropologico, in particolare di antropologia del paesaggio, ricerca sugli spazi abitativi, sulle antiche tecniche di costruzione edile e sull’artigianato domestico. Per la stessa Sextantio si occupa inoltre di conservazione e trasmissione dei saperi legati al mondo tradizionale femminile: antiche pratiche tessili e di ricamo, intreccio di fibre naturali, lavorazione di filati, attraverso la collaborazione con le anziane artigiane e le giovani donne della Baronia di Carapelle.