Espressioni orali e linguistiche
La parola segreta
Il gergo dei cardatori di Pietracamela
Al tramonto del mestiere di cardatore (o scardassatore) della lana è sopravvissuto il gergo, il “trignano” o la “tregnéla”, elaborato negli anni e nei chilometri da schiere di lavoratori itineranti che, con la loro arte di cardare, nota sin dal XVIII secolo, raggiungevano regioni confinanti e remote: le Marche, la Toscana, la Romagna, l’Emilia… Spesso in due, sempre e solo uomini, i cardalana di Pietracamela portavano con sé gli arnesi del mestiere, due tavole di legno sovrapponibili – la superiore, la crëàcia, pesava una decina di chili ed era provvista di chiodi e di due manici – e un linguaggio del tutto oscuro a chi non fosse della cerchia. Oggi il gergo è patrimonio culturale e marca identitaria della comunità pretarola, e la sua oscurità ne accende la memoria.
“ë matùëlkë tuòjjë bbènë? Së nnëà jë la kjikjama la trèma. M bè ghissë čë la fërkjònë bbùonë ë nnoé jë a vamë d’attramè purë a ddu stòëkkjë”.
“I ferri da lavoro sono buoni? Se no io gliela guasto la lana. Bene, ci pagano bene e noi gliela tramiamo bene la lana”.
Giovanni Bartolomei, 1964
Il mestiere del cardatore (o scardassatore) della lana ha per lungo tempo contribuito a strutturare la configurazione socioeconomica di almeno tre centri in Abruzzo: Pietracamela (Teramo), Cerqueto di Fano Adriano (Teramo) e Fara San Martino (Chieti). Attività certamente antica, sembra aver caratterizzato in particolare il più alto dei paesi menzionati (1005 metri sul livello del mare): già nel XVIII secolo Francesco Antonio Marcucci (1717-1798), viceregente di Roma e fondatore, ad Ascoli Piceno nel 1744, della congregazione delle Pie Operaie dell’Immacolata Concezione, scriveva a una suora dell’Ordine mettendola in guardia contro le male lingue, in grado di rovinare l’anima del prossimo come l’opera degli «scardassatori di Pietracamela» nei confronti della lana.
Notevole inoltre l’estensione del loro raggio d’azione: da un’inchiesta di Ernesto Giammarco edita nel 1964, risulta che i cardalana pretaroli possedevano ciascuno una “piazza” e si spostavano verso nord e nord-ovest, direttrici lungo le quali raggiungevano in particolare la Toscana (Garfagnana), le Marche, l’Umbria, la Romagna e perfino l’Emilia. Nel corso di questi lunghi spostamenti (partenza in autunno e ritorno in paese o a Natale o a primavera) i cardatori hanno messo a punto e praticato un gergo di mestiere, il “trignano” o la “tregnéla” (nome riferito non senza un certo romanticismo da Tommaso Bruno Stoppa al bosco di Trignale nel territorio dei Prati di Tivo, posto tra i 1500 e i 1800 metri sul livello del mare: “linguaggio di bosco dunque, incomprensibile dunque ai non boscaioli”, scriveva Stoppa nell’aprile del 1947). Come tutti i gerghi legati a mestieri itineranti, esso possedeva una funzione essenzialmente criptolalica, finalizzata cioè a rendere del tutto incomprensibili le conversazioni tra i cardatori alle orecchie dei committenti.
Nonostante questo mestiere sia tramontato ormai da diversi decenni, il suo gergo resta un patrimonio culturale di tutta la comunità (uomini e donne), finendo per confondersi e integrarsi in parte con la già caratteristica lingua locale. Un esempio fornitoci da Lino Montauti è alquanto emblematico in tal senso: l’espressione “chettëlògnë saniuwònnë” (interpretabile come “che dice San Giovanni?”), percepita dall’informatore come gergale, significa “che ora è?” in quanto, a Pietracamela, l’orologio pubblico era ed è collocato su una parete esterna della chiesa di San Giovanni.
Dall’itineranza stagionale all'emigrazione
Pietracamela, 4 maggio 2013 Registrazione di Giovanni Agresti, Archivio Centro Studi Sociolingua.
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La parola segreta
La chiave della lingua segreta
Estratto da Ernesto Giammarco (1964), “I gerghi di mestiere in Abruzzo”, Abruzzo. Rivista dell’Istituto di studi abruzzesi, II, 2, Roma: Edizioni dell’Ateneo.


La parola segreta
Fascio di nastri cardati
Foto di Francesco Fotia, Pietracamela, 24 ottobre 2012, Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.


La parola segreta
Il pettine dello scardasso
Foto di Francesco Fotia, Pietracamela, 24 ottobre 2012, Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.


La parola segreta
Tornare a cardare la lana
Foto di Francesco Fotia, Pietracamela, 24 ottobre 2012, Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.


La parola segreta
Filatura e cardatura della lana
Foto di Luigi Reginaldi, Archivio CDS di Intermesoli (TE), Fondo Luigi Reginaldi.
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Il gergo dei cardatori di Pietracamela
Pietracamela, 4 maggio 2013 Riprese di Giovanni Agresti, Archivio Centro Studi Sociolingua.
Trasmissione e salvaguardia
La prima raccolta a noi nota dei termini gergali del trignano consiste in un elenco non esaustivo di diciassette termini raccolti da Tommaso Bruno Stoppa ed editi nel 1947. La prima inchiesta sistematica è però quella di Ernesto Giammarco, edita nel 1964 in Abruzzo. Rivista dell’Istituto di studi abruzzesi, il quale raccoglie novantotto voci, ciascuna delle quali accompagnata dalla traduzione, fornite in particolare da Giovanni Bartolomei (che all’epoca aveva 65 anni ed era stato “scardassiere” dall’età di 14).
Il gergo non è quindi più, da tempo, ermetico e, del resto, il mestiere che l’ha prodotto o comunque utilizzato è definitivamente tramontato da oltre settant’anni. Tuttavia, restano le testimonianze contemporanee di Berardo Fedele, cardalana in giovanissima età, le numerose dimostrazioni di Romolo Intini nel corso di varie manifestazioni culturali, sia a Pietracamela sia altrove e persino un uso “ludico” del gergo da parte di alcuni pretaroli in situazioni diverse. Nostre missioni di ricerca a Pietracamela dal 2012 al 2017 hanno consentito di verificare e ampliare i corpora lessicali raccolti e, soprattutto, di misurare la vitalità del trignano malgrado il venir meno delle ragioni storiche che ne erano state all’origine.