In questa proposta i partecipanti potranno percorrere con i suonatori gli itinerari di questua, osservando da vicino una tradizione musicale e rituale che si svolge ogni anno in una dimensione domestica e privata, di difficile accesso.
Li Sandandonijrë, nel corso degli anni, hanno sempre accolto piccoli gruppi di persone, in amicizia e condivisione, per consentire a chi lo desiderasse di vivere l’esperienza del canto nelle case, e la particolare ospitalità che contraddistingue le tante famiglie di Penna Sant’Andrea che ogni anno aspettano la visita dei cantori, offrendo un rinfresco preparato per l’occasione o improvvisato al momento. Sarà così possibile unirsi al gruppo, rovinare assieme la propria salute, cadere nei fossi e provare a cantare dopo la sedicesima casa, quando i freni inibitori e le corde vocali saranno completamente disciolti dai vinelli locali, e l’impatto con i più acerrimi componenti della squadra itinerante sarà forse superato e digerito.
Rigorosamente refrattario a transazioni monetarie, il gruppo chiede in cambio una simbolica offerta al santo terreno, devozione assoluta alla pratica, discrezione, e offerte alimentari non industriali, preferibilmente prodotte in casa e adagiate nel cesto alla partenza, prima che lo stesso trabocchi e trasudi di cellittë – i tipici dolci di pasta secca ripieni di marmellata, realizzati in tutte le case nel periodo della festa di Sant’Antonio – , di caci locali, di collane di salsicce, di galli viventi e di resti alimentari di ogni sorta.
Al termine della serata i sopravvissuti potranno tornare comodamente a casa a piedi, rotolando lungo le colline che dal paese congiungono alla frazione a valle, o risiedere nelle confortevoli strutture ricettive del territorio. In caso di maltempo il canto di questua sarà effettuato con maggiore gusto, fra pozzanghere e fiocchi di neve. Si precisa inoltre che gli itinerari avranno carattere totalmente estemporaneo, per cui è del tutto inutile chiedere da quale casa si parta e, soprattutto, dove si vada a finire.