Su sta collina verde ed ubertosa, mio Campotosto ti trovo ubicato / e da una prominenza montagnosa, tutto d’intorno resti circondato / dal lago artificiale opra grandiosa, ai tuoi piedi ti vedo bagnato / poco discosto per farti più adorno, s’alza il Gran Sasso col suo Monte Corno”. È l’ottava rima che il poeta improvvisatore Berardino Perilli ha dedicato al suo paese, Campotosto, adagiato nell’Alta Valle dell’Aterno sulle sponde dell’omonimo lago. Berardino è un pastore, sta con le pecore e le osserva, ascolta i suoni del gregge e della montagna circostante. Ha il culto della poesia estemporanea, pensa il mondo in versi e parla in rima, mentre dal lago il vento freddo annuncia il ritorno dell’inverno.

“Nella memoria qualcosa è sepolta, e ripensarci dentro il cuor mi esalta, ricordo più le cose d’una volta / Allora eccomi qua caro Gianfranco, io nell’improvvisar non mi trattengo, mentre del gregge qui si munge il branco”.
Berardino Perilli, 10 agosto 2015

Nell’area di Mascioni, Campotosto e Poggio Cancelli, al confine fra la provincia aquilana, teramana e reatina, è ancora presente in forme residuali l’uso dell’ottava rima, delle quartine e delle terzine improvvisate, l’arte poetica che ha contrassegnato la vita dei pastori transumanti. Autodidatti, dediti alla lettura e all’apprendimento mnemonico dei poemi epici e cavallereschi, dall’Iliade all’Odissea, dall’Eneide all’Orlando furioso, dall’Orlando innamorato alla Gerusalemme liberata, al ciclo dei paladini di Francia, particolarmente attratti dalla Divina Commedia, dalla Bibbia, dal cosiddetto “libro di Maccarone” (Angelo Felice Maccheroni, autore de La Pastoral Siringa), i pastori dell’Italia centrale hanno da sempre coltivato l’arte dell’improvvisazione poetica. Omero, Ariosto e Boiardo, Tasso, Dante e Tassoni, e molti altri poeti minori raccolti in antologie trasmesse e prestate da persona a persona, sono stati per secoli il loro quotidiano passatempo nelle lunghe giornate in compagnia degli animali, sugli altopiani.

L’ottava rima è la forma più complessa, strutturata in una concatenazione di versi endecasillabici, sei in rima alternata e due di chiusura in rima baciata, secondo lo schema metrico ABABABCC, in cui la finale è ripresa dall’improvvisatore successivo per produrre una nuova sequenza, che alimenta anche la tessitura tematica creando dei veri e propri dialoghi o contrasti in rima.

Berardino Perilli di Campotosto, discendente di questa antica tradizione, è uno degli ultimi e più rappresentativi esponenti della poesia a braccio, esercitata durante la sua attività di pastore fin dalla giovinezza, in compagnia di amici allevatori con cui ha condiviso il medesimo destino e un’analoga passione. Trascorre le sue giornate con le pecore, leggendo e immaginando rime, usate poi nei tanti incontri conviviali e nelle gare con i poeti dell’Alta Sabina e della Maremma. 

La sua attività di improvvisatore in versi, ormai riconosciuta in tutta Italia, si lega a una intensa curiosità culturale, un desiderio di conoscenza soddisfatto dall’apprendimento diretto portato a compimento ascoltando gli anziani pastori e da una pratica di lettura accanita e insaziabile, che lo accompagna da quando era ragazzo. Nel periodo estivo, durante la permanenza stagionale in Abruzzo, è il punto di riferimento imprescindibile di tanti appassionati, studiosi, amici, e poeti a braccio come lui.

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Transumanze e rime

Berardino Perilli ricorda le transumanze di andata e ritorno da Campotosto, e fa ascoltare alcune ottave rime dedicate al suo paese natale.
Campotosto (AQ), 10 agosto 2015.

Riprese di Gianfranco Spitilli,
Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.

Trasmissione e salvaguardia

Il canto improvvisato in ottava rima, in quartine e terzine, a voce sola o su strumenti come la zampogna zoppa (le cosiddette ciaramelle ancora usate nell’Alta Sabina) e l’organetto a due bassi, è stato trasmesso nell’area dell’Alta Valle dell’Aterno fino alla generazione di Berardino Perilli. Non sembra esserci in effetti, allo stato attuale, una eredità possibile, soprattutto a causa del pesante spopolamento che tutti i centri abitati attorno al lago hanno subito nell’ultimo cinquantennio, fenomeno aggravato in tempi recentissimi a causa del sisma.

Berardino ha invece magistralmente incarnato la continuità della poesia a braccio rispetto ai suoi predecessori, imparando l’improvvisazione in rima dai poeti più anziani di Campotosto e Poggio Cancelli, in particolare da Urmare Ciambotti, detto Scupparola, Emilio Delii, detto, Miliaccio, Paolo di Carlino, Carlo Di Carlo, Ruggero Centi, Donato Sciarra, e praticando costantemente con il  coetaneo Rinaldo Adriani, ultimo grande poeta di Mascioni, specializzato nei temi cavallereschi e scomparso nel 2013.

Una certa vitalità trasversale della pratica è tuttavia assicurata dal gruppo dei poeti improvvisatori provenienti dalla zona di Bacugno e Cittareale, nel reatino, animatori di serate e sfide anche nel contiguo territorio aquilano, come la gara dedicata proprio alla memoria di Rinaldo Adriani che ogni estate riunisce improvvisatori abruzzesi, laziali e toscani a Mascioni.

La poesia a braccio nell’area centro-italiana è stata del resto oggetto di un costante interesse di ricerca etnomusicologica già dal 1948, quando Giorgio Nataletti, fondatore del Centro Nazionale di Studi di Musica Popolare (poi divenuto Archivi di Etnomusicologia) registrò a Roma proprio uno dei maestri di Berardino Perilli, il poeta Donato Sciarra di Poggio Cancelli. Una particolare attenzione alla zona compresa fra Campotosto e Amatrice hanno dedicato negli anni gli etnomusicologi Giancarlo Palombini e Piero G. Arcangeli.

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