La pastorizia a Fano Adriano
DDisseminati fra le case, in parte invisibili a chi non si soffermi a osservarli nel loro sviluppo capillare, lungo i declivi che si estendono nei pressi delle abitazioni o negli spazi naturali attorno al paese, gli orti di Fano Adriano si tingono di un verde acceso durante la stagione estiva, quando le coltivazioni raggiungono la giusta maturazione pronte per essere consumate. Curati con meticolosa attenzione, frequentati più volte al giorno, arricchiscono il paesaggio con colori e profumi che si traducono in pietanze e in occasioni di incontro quotidiano, diventando luoghi di intenso scambio sociale, di conversazioni e di reciproco aiuto.
“Tutte queste terre erano lavorate prima, c’erano le vigne, era molto bello. Il bivio di Fano era pieno di vigne, era tutto coltivato, dal fiume fino al paese, c’erano i frutti, ora invece è tutta una macchia. Si metteva il grano, il granturco, tutto, le patate, i fagioli, era tutto coltivato, pure sulla montagna era tutto coltivato, ora è tutto secco, tutto un bosco, tutto abbandonato”.
Concetta Di Odoardo, 19 luglio 2011
AFano Adriano, borgo di antico insediamento posto alle falde del Gran Sasso a oltre 700 metri di altitudine, nell’Alto Vomano, è diffusa la pratica della coltivazione degli orti domestici, condivisa con i paesi vicini e con la frazione di Cerqueto. Particolarmente attestata nel periodo primaverile ed estivo, l’attività agricola interessa i piccoli appezzamenti nei pressi delle case, o i terreni poco distanti; nei mesi più caldi acquisiscono caratteristiche che li fanno assomigliare a dei giardini, rigogliosi e curati in ogni dettaglio da attenzioni quotidiane. A dedicarsi a tale pratica sono soprattutto gli anziani del paese e le donne, coadiuvati da familiari o dal vicinato, secondo una consuetudine di reciprocità, di scambio di saperi e di condivisione di attrezzature che ha sempre contraddistinto le comunità della montagna e della collina.
La zona più densamente coltivata è quella di Villa Moreni, posta ai margini inferiori dell’abitato ed edificata attorno alla chiesa di San Rocco. Le anziane che giornalmente si ritrovano negli orti per lavorare assieme, chiacchierare e passare così una parte significativa della giornata riferiscono che in passato, fino gli anni successivi al secondo dopoguerra, le terre intorno al paese, fino al fondovalle e, specularmente, in direzione della montagna, erano tutte coltivate.
Il bosco era tenuto lontano da vigne, frutteti, campi di grano e di segale, e i terreni erano meticolosamente suddivisi in superfici arative, boschive e pascolative, poiché la vita della comunità dipendeva in massima parte dall’ambiente circostante ed era necessario ottimizzare le risorse nel modo migliore. Concetta Di Odoardo e Cecilia D’Agostino, vicine di casa, hanno così condiviso per decenni, tra memorie e racconti, un pezzo di terreno contiguo per produrre carote, bietola, insalata, fagiolini, peperoni, pomodori, agli, cipolle, basilico, rosmarino, salvia, sedano, patate e molti altri ortaggi, frutta, fiori posti ai margini delle colture per abbellire il loro orto con ulteriori colori e profumi.
Le antiche vasche scavate nella pietra chiamate localmente “grignetti”, ricavate in zone rocciose poste poco fuori dal paese, fungevano un tempo da pigiatoi naturali per la vinificazione. Di probabile origine medievale, testimoniano un’epoca in cui la coltivazione dell’uva e la produzione del vino erano diffuse in tutta l’area. Secondo i ricordi degli anziani i vigneti erano particolarmente estesi fino agli anni Sessanta del secolo scorso, prima del massiccio esodo che ha portato buona parte della popolazione residente a trasferirsi stabilente a Roma o nei territori un tempo vissuti stagionalmente nelle periodiche transumanze delle greggi.
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Pulitura dell’aglio
Concetta Di Odoardo mentre pulisce l’aglio nell’orto.
Fano Adriano (TE), 19 luglio 2011.
Riprese di Gianfranco Spitilli, Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.
Fano Adriano (TE), 19 luglio 2011.
Riprese di Gianfranco Spitilli, Archivio Centro Studi Don Nicola Jobbi/Bambun.
Trasmissione e salvaguardia
Gli orti di montagna a Fano Adriano sono stati coltivati ininterrottamente fino ad oggi, pur avendo vissuto nei decenni trascorsi diverse fasi di parziale dismissione e la perdita di numerose colture autoctone, trasmesse in passato con il rinnovo interfamiliare delle sementi locali e il mantenimento di una significativa biodiversità colturale, in parte irrimediabilmente compromessa. Dopo una fase di relativo abbandono anche gli emigrati a Roma hanno ripreso a coltivare i propri orti, contribuendo alla rivivificazione delle attività agricole della zona.
In anni più recenti virtuose iniziative di valorizzazione degli orti domestici, come la rassegna itinerante “Orti aperti” curata dall’Associazione Teatri de le Rùe e sostenuta dallo stesso Comune di Fano Adriano e dalle associazioni “I Grignetti” e “Pro-loco”, hanno portato nuovamente l’attenzione sulle coltivazioni di montagna inserendole inoltre in un più ampio contesto territoriale, anche grazie al qualificato contributo di esperti invitati ad analizzare ed esporre lo stato attuale di tali pratiche. L’architetto paesaggista Cristiano Del Toro, attuale presidente dell’Associazione Civiltà Contadina, ha preso parte alle iniziative di scoperta e conoscenza degli orti di Fano Adriano sollecitando la difesa dei semi originari del territorio e la creazione di orti conservativi al fine di preservare la biodiversità dei semi antichi, ed evitare così la standardizzazione delle produzioni, la confusione delle provenienze e l’utilizzo di prodotti ibridi diffusi dalle multinazionali del settore.
Gli orti di Fano Adriano, prospetticamente migliorabili da un punto di vista della varietà e originarietà delle colture, sono tuttavia già da decenni vettore essenziale di una qualità della vita da tutelare e sostenere attraverso iniziative specifiche rivolte alla salvaguardia non solo delle pratiche agricole ma anche della vita sociale che ne è alla base, favorendo il ricambio generazionale e l’impegno dei giovani in un settore potenzialmente garante di futuro.
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